Andrea Jori
Scultore e pittore
Nel pannello in terracotta collocato nel tondo bianco di controfac­ciata, si declama in modo manifesto lo stile di Iori nel trattare la terra­cotta. La modellazione sembra seguire un vorticoso dinamismo pieno di energia; le alternanze di pieni e di vuoti, quasi scavi o parti mancanti di materia, hanno un’innegabile funzione nella distribuzione di ombre e di luci. L’elemento plastico nel suo insieme e dal sott’in su si impone quasi come materia in formazione da cui prendono vita in una calcola­ta concentrazione i dettagli plasmati. E ci si accorge che da qualsiasi
punto o da qualsiasi linea si ritrova il tutto: nell’unità di stile l’artista riesce a comunicare la propria arte e le scelte figurative impresse nella terra si dispiegano in una serrata impaginazione.
L’orientamento di Iori non è quello di una narratività vivace: non c’è uno scenario, non c’è nulla di iterato, c’è la materia, la terra che si scompone e si ricompone nella dinamicità dei rilievi, frutto di un intaglio nervoso, per così dire disordinatamente riempitivo; le linee vo­gliono definire un affollamento minuto, vogliono condurre a rincorrere forme poi non rimandabili a qualcosa di reale. Il senso caotico appena suggerito vuole forse alludere ad un mondo contorto, aggrovigliato ap­punto, un mondo che non sa più distinguere la realtà dall’inganno. Il piano di fondo che diventa non più distinguibile, che fatica ad attrarre le diverse figure per le suggestioni dinamiche, allusive ad un divisio­nismo continuo, è forse un commento alla vita umana convulsa, troppo contorta per cogliere la Verità.
Si percepisce subito la forma triangolare, rovesciata e volutamen­te sfrangiata, nella quale, quasi come su una tavolozza, si rincorre un andamento mistilineo che appare bloccato e poi ripreso nelle sottrazio­ni e addizioni materiche. All’interno campeggia la figura di San Pio X che tiene con la mano destra il modello della chiesa a lui dedicata e ha, alla propria sinistra, un bambino; in alto e in siti diversi, una mano, una croce e una colomba vogliono significare la presenza della Trinità.
Nella spazialità di tipo nuovo, lontana dai modi classici e abitua­li, solo la figura mantiene una propria individualità e riconoscibilità, anche se contornata da giustapposizioni diverse. E’ delineata in una forma ovale, un modo per suggerire l’idea di una mandorla, il riflesso luminoso che generalmente circonda il “Cristo in maestà”, una forma da leggere anche come simbolo dell’interiorità nascosta dall’esteriorità che racchiude in sé il mistero della luce. Nell’insieme solo la figura di San Pio X, a tutto tondo, ha un im­pianto solido ed emergente; è una figura realistica, tranquillizzante. Anche i segni che le sono riferiti vengono trattati in modo pacato e corrispondente al vero: la chiesa dedicata al santo è una realtà che vive nel suo nome e sotto la sua protezione, il bambino indica la cura del­l’apostolato del papa santo verso i bambini sia nella preparazione con il catechismo sia nell’avviarli alla comunione in Cristo. Il mantello del papa, già vescovo di Mantova, diventa quasi come il manto della Ma­donna nei diversi dipinti che la raffigurano come Madonna della Mise­ricordia: un segno di protezione, che risponde al bisogno di rivolgersi a qualcuno che ti dia certezze, non illusioni. Se poi si individuano i segni della Trinità, da cercare nel pieno mistilineo, ma poi ben identificati, il significato complessivo diventa eloquente.
Giuse Pastore, 2001

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