Andrea Jori
Scultore e pittore

Mostra "KOSMOS" (MN 2015)

Questa installazione è costituita da quattro poli strutturali in stretto rapporto tra loro. Al centro della sala c’è un basamento sopra al quale sono posti degli alberi/scultura stilizzati realizzati in ceramica policroma. Questa foresta è la metafora della congiunzione tra mondo trascendente ed immanente, lo spazio scenico diviene un mondo intermedio dove si può osservare la dimensione umana relazionata con quella divina. Qui c’è un’analogia con il “kagami-ita”, un pino dipinto, attraverso il quale gli dei, secondo la tradizione shintoista, scendevano sulla terra, utilizzato come unico scenario del teatro No giapponese. In un certo senso anche la croce in legno di Cristo, piantata nella terra ma protesa verso il cielo è un tramite tra noi e Dio. Attorno a questa struttura centrale, la foresta sacra, sono collocati, ai vertici di un teorico triangolo equilatero, tre basamenti lignei sopra i quali sono poste altrettante sculture polimateriche realizzate in ceramica, legno, vetro, ferro e bronzo. Si tratta di un parallelepipedo, di una piramide e di una sfera. La prima opera è dedicata al silenzio e alla contemplazione, la seconda all’energia della natura, la terza all’amore universale. Tutte e tre le sculture presentano una porta in legno che è un manufatto originale intagliato dalla popolazione Dogon del Mali. Queste opere erano inserite in edifici sacri o nei muri dei granai a scopo di esorcizzare le forze maligne ( evocando gli avi o le divinità) per proteggere la comunità e il raccolto. Aprendo queste porte troviamo all’interno molti elementi simbolici che vanno a costituire un ordine (Kosmos) cosmologico. Forme spiraliformi , tracce di volti e corpi, divinità misteriose, impronte del passato e oggetti sognati per un prossimo futuro. Questo mistero diviene credibile e si visualizza solo attraverso la catarsi artistica. La musica, composta appositamente, è parte integrante dell’opera. Essa inizia evocativa attraverso l’uso del flauto per poi addentrarsi nella partitura in un turbinio di ritmi percussivi, polifonie vocali, strumenti antichi e moderni invocando la comunicazione col mistero che pervade la vita, non esprimibile attraverso le sole parole.

Due attori/danzatori/sciamani con il proprio corpo enfatizzano questo flusso di energia che pervade l’ambiente, come metafora delle due forze complementari che danno vita alla materia. Le due persone indossano maschere rituali in cartapesta colorata vivacemente che rappresentano l’archetipo maschile e quello femminile e si muovono con gesti ieratici o agili seguendo i ritmi della partitura musicale. Semplici movimenti delle mani o l’uso non convenzionale della voce, possono comunicare con grazia ascetica dei concetti o delle emozioni ( teatro No). Queste contaminazioni culturali e i collegamenti semantici tra le varie componenti dello spazio scenico, possono stimolare lo spettatore, inducendolo a partecipare attivamente a una rappresentazione che, in una dimensione solenne quanto effimera, vuole creare, nell’intenzione degli autori, un forte legame socioculturale, attraverso il quale i fruitori possono cogliere l’appartenenza non stereotipata a una comunità.