Il titolo parafrasando l'incipit delle "investigazioni spirituali" scritte dalla filosofa francese Simone Weil, La pesanteur et la grace, allude alle forze primordiali che in contrapposizione perenne governano l'universo. Ombra e luce vengono intese anche come male illimitato ma non infinito e amore come supremo stato di coscienza e conoscenza in una prospettiva semantica trascendente.
Jori attraverso il linguaggio dell'arte s'ispira alla dicotomia degli opposti, alla fragilità del bene e alla banalità del male e ricorda, esorcizzandole, le persecuzioni che uomini di tutte le epoche hanno inflitto ai loro simili affinché certe atrocità non possano ripetersi in futuro.
Viene evocata la bellezza, la catarsi artistica, come rivelazione/comunicazione, vortice che si innalza oltre i limiti del logos per riconciliarci spiritualmente.
L'artista ha così creato una galleria di immagini dove la drammaticità dei temi trattati si stempera nella ricerca di una prospettiva di speranza. In mostra è possibile osservare anche una formella in terracotta plasmata ad altorilievo che fa parte di un vasto ciclo di opere che lo scultore ha dedicato, nel corso di molti anni, alla storia del popolo ebraico.
Le figure negli acquerelli di Jori sono ridotte a forme essenziali e aspre, colorate vivacemente ritagliate sopra uno sfondo cupo, solfureo, icone dell'eterno dramma esistenziale umano, della vita che pervicacemente si rigenera sempre e comunque. I ritratti scultorei in terracotta fissano per i posteri nella materia lo spirito di uomini e donne che non vollero, anche a costo della loro stessa vita, rinunciare alla loro umanità e all'idea di un mondo dove è libera e pacifica la convivenza oltre i totalitarismi.
Al centro di un vortice metafisico la stella di Davide, vittima di assoluta violenza, si frantuma scomponendosi dolorosamente. Queste molecole di dolore non si annullano ma si aggregano, generando delle mani stilizzate. Esse si cercano, intrecciandosi tra di loro simbolicamente, si uniscono per fronteggiare un destino avverso, per comunicare umana solidarietà e allo stesso tempo rivolgere una preghiera a un Dio tanto amato quanto misteriosamente assente, che non impedisce la tragedia che annienta il suo popolo.
Questo proliferare di mani ci indica delle persone rinnovate, forti di fronte a una sorte ostile, in grado di guardare al futuro solidali con inattesa speranza. I treni partono ed arrivano con il loro carico di esseri dolenti, i camini enormi negli angoli nascosti vomitano il loro orrendo fumo ma non potranno far scomparire un popolo dalla nostra terra.
Ai lati i simboli della duplice fenice androgina, con dietro il relativo emblema del disco solare, che rinasce dalle ceneri dell'olocausto annullando la negatività assoluta, l'odio per il diverso.